Sulla presa di posizione della C.E.I.
"In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizioni per
uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo,
a tutti noi, la grazia della prudenza e dell'obbedienza alle
disposizioni perché la pandemia non torni".
Papa Francesco
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“IRRESPONSABILI LE PAROLE DEI
VESCOVI”
Siamo rimaste e rimasti
davvero stupite/i dal tono oltranzista e ultimativo con il quale la
Conferenza episcopale italiana ha contestato le decisioni del Governo che
limitano le riunioni di vario tipo, quelle religiose comprese, per arrestare
il diffondersi della pandemia.
Ai vescovi forse sfugge che il virus colpisce ovunque vi sia assembramento?
Stabilire misure cautelative per evitare il contagio è semplicemente un atto
doveroso: come possono dunque i vescovi, in Italia (dove, grazie al
Concordato, la Chiesa cattolica romana ha molti privilegi), adombrare che
siano in atto tentativi di imbavagliare l’episcopato o, addirittura, di fare
prove di dittatura?
D’altra parte, esponenti di altre confessioni religiose (ad iniziare
dall’Islam, che celebra in questi giorni il Ramadan) hanno accolto con
rispetto e spirito collaborativo le decisioni del Governo.
Riteniamo irresponsabili le parole dei vescovi. Nella difficile situazione
attuale, tutte e tutti – e le persone di fede cattolica non meno di altre –
siamo chiamate/i a fare la propria parte di sacrifici per aiutare il Paese a
superare una crisi tremenda.
E, dal punto di vista della fede, se celebrare messe con il popolo presente
diventa obiettivamente problematico dal punto di vista della salvaguardia
della salute, non sarebbe il caso – invece di mostrarsi vittime di
prepotenze inesistenti – di farsi portatori della proposta di cogliere
l’occasione per riflettere, nelle famiglie, sulle letture bibliche, di
pregare e ricordare quanto ricordava Gesù quando diceva: “Dove due o tre
sono riuniti in nome mio, io sono in mezzo a loro”? E, contemporaneamente,
riscoprire una natura meno offesa dalle ingiurie quotidiane dell’uomo in cui
la bellezza ci apre al divino che è in noi e nel cosmo?
La fede non evapora se, causa forza maggiore, le chiese sono vuote; questo
insegnamento, d’altronde, ce lo ricordano molti sacerdoti che anche in
questo tempo difficile sono vicini alle persone malate e, perfino, qualche
vescovo. Si perde, invece, se la stella polare del proprio agire non è più
l’Evangelo e non è l’impegno a servire il proprio popolo, cercando di agire
con saggezza insieme ad esso in questo tempo difficile.
Non servono, dunque, squilli di crociata, ma umiltà e spirito di
collaborazione con le Autorità costituite per affrontare, insieme,
un’emergenza assolutamente straordinaria.
Le Comunità Cristiane di
Base italiane
Roma, 29 aprile 2020
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