Da ogni angolo della terra si
leva il grido dei poveri, degli oppressi e degli espropriati che chiede solo di
vivere pacificamente, liberamente e dignitosamente. Se delle donne e degli
uomini, in questo momento particolare della storia, segnato così marcatamente
dalla speranza e dalle attese di cambiamento, si assumono la responsabilità di
scrivere e di proporre, non è per arroganza o presunzione ma per spirito di
servizio.
Chiediamo agli organismi competenti di porgere, entro i tempi segnati
dalla cultura della “fine millennio” o del “giubileo”, la massima
attenzione alle risorse dell’umanità che costituiscono il bene comune (per diritto divino o per diritto naturale) affinché la
loro destinazione non sia deviata in favore di pochi potenti ma sia indirizzata
alla perequazione del debito, allo sviluppo dei popoli e alla salvaguardia
dell’ambiente e della vita.
L’accesso alle risorse di comune pertinenza fino ad oggi non soggette
ad alcuna proprietà o sovranità, se vengono sfruttate da organismi che hanno i
capitali e le tecnologie per farlo, dovrebbe essere soggetto a canoni di
concessione la rendita dei quali potrebbe incrementare un Fondo per la perequazione del debito e lo sviluppo.
E’ inoltre indispensabile
che l’accesso allo spazio, alle orbite satellitari, ai fondi marini oltre la
piattaforma continentale e ad ogni altra pertinenza configurabile come bene
comune sia controllato da convenzioni che ne impediscano ogni uso militare od un
uso che incrementi l’inquinamento o il danneggiamento dell’ambiente.
Trattandosi di disposizioni che possano rendere efficaci le proclamazioni
delle Nazioni Unite sui diritti umani nelle loro varie espressioni è necessario
che quanto va fatto, sia fatto subito.
Subito
l’Associazione Internazionale di
Filosofia Giuridica e Sociale deve esprimersi sulla comune destinazione dei
beni e sulla concreta e universale decadenza del principio res nullius est primi occupantis (la cosa di nessuno è del primo che la
occupa) o di altri principi, come il first
come – first served (il primo
arrivato è il primo servito) usato per l’assegnazione delle posizioni
orbitali nello spazio, che sono ispirati allo stesso cinico pragmatismo.
Subito il Consiglio
Ecumenico delle Chiese deve mettere all’ordine del giorno il
problema teologico della espropriazione radicale dei beni di vita consumata
ai danni delle popolazioni povere o impoverite.
Subito il Comitato
centrale per il Giubileo deve mettere nell’agenda del giubileo, il
problema della lotta alla povertà come problema “interno” e
“costitutivo” dell’evento giubilare e non come opera super erogatoria
nell’ambito dell’esercizio della carità cristiana.
Subito
l’Organizzazione delle Nazioni Unite
deve porsi il problema dell’estensione del diritto ai servizi primari
indirizzati alle fasce deboli della popolazione mondiale (infanzia, gestazione,
scolarizzazione, malattia, calamità, vecchiaia, esposizione ad eventi bellici)
così come avviene nei paesi industrializzati, dove il minimo vitale è assicurato all’intera popolazione.