MOVIMENTO E CEBS di Romano Baraglia Evangelizzare Il pane è la buona novella per chi ha fame; l’acqua per chi ha sete, la libertà per chi è prigioniero. Per impiantare nel territorio di una parrocchia un’organizzazione il cui scopo sia unicamente quello di star bene, di essere felici, bisogna scoppiare di vita e salute. Sembra inverarsi quello che ha detto Gesù: sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io ho visto al Bom Jardim la fabbrica dei miracoli. Gesù, occasionalmente, ha moltiplicato il pane; al Bom Jardim la moltiplicazione del pane è un lavoro di tutti i giorni. Naturalmente la finalità ultima del Centro di Salute Mentale non è quella di sfamare moltitudini, ma quella di far star bene le persone tutte intere. Anche qui si impone il ricordo del Signore che ha impiegato gran parte della sua vita pubblica a curare malati. “Alzati e cammina” è il comando che si sente più spesso. È una musica all’orecchio di chi si è incamminato per sentieri nuovi, fuori da schemi e tradizioni. Bom Jardim Il Bom Jardim è una zona di Fortaleza con 200 mila abitanti. Nell’immaginario di molte persone si tratta di un rione della periferia della città pieno di miseria, disoccupazione, emarginazione e violenza. Pochi conoscono il livello di organizzazione sociale esistente nella regione che riunisce una decina di comunità e rioni, campo fertile di associazioni comunitarie e organizzazioni non governative. Una gran parte di questa organizzazione ha un rapporto stretto con l’arrivo dei missionari comboniani nell’area, nel 1987. Furono loro a portare una differente visione di chiesa. Furono loro, come si racconta del Padre Passerini, che rischiarono letteralmente la vita, per garantire ai favelados il diritto a un fazzoletto di terreno per costruire una baracca. Religiosi e laici uniti, assunsero i lavori della Chiesa cattolica nella regione, con uno stile di presenza e pratica liberatrici. Tutto ciò permise ai poveri di organizzarsi, perché cominciarono a sentirsi soggetti dell’evangelizzazione e della storia. Nacque così l’area pastorale del Bom Jardim, un insieme di comunità ecclesiali di base (CEBs) tra loro collegate per fare il cammino insieme. Nel 1995, fu creato il Movimento di Salute Mentale Comunitaria del Bom Jardim (MSMCBJ, d’ora in poi) che sarebbe stato parte del cammino dei missionari comboniani a Fortaleza. Questa area a sua volta inserita nel Grande Bom Jardim, il settore più popoloso della città con circa 600.000 abitanti. La zona presenta i peggiori indici sociosanitari, il più basso indice di sviluppo umano (0,440), il minor potere medio di acquisto, la più grande percentuale di omicidi, la minore capacità installata di strutture sanitarie. Secondo un censimento realizzato nel 2006, il 70% dei bambini che frequentano la spiaggia e sopravvivono mendicando, prostituendosi e utilizzando droghe provengono dal Grande Bom Jardim. Questo contesto di povertà, disoccupazione, violenza, emarginazione rappresenta alcune delle questioni che le comunità a basso reddito affrontano, aumentando l’emergenza di problemi psicosociali e di salute mentale della popolazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità diversi fattori stanno in relazione con la maggior prevalenza di disordini mentali e comportamentali, due volte più comuni tra le popolazioni povere che tra quelle ricche (studi transculturali realizzati in diversi paesi). Fu allora che iniziò il lavoro di creazione di spazi di ascolto e di accompagnamento terapeutico per le famiglie in situazione di rischio, che vivevano in una estrema povertà. Segnate dalla emarginazione sociale, vivevano rassegnate alla mancanza di risorse di base, alla bassa scolarità, disoccupazione, mancanza di prospettive e bassa stima. In generale le persone non si sentivano motivate per ricercare la soluzione dei loro problemi. Su questa base fu organizzato un gruppo di volontari formato dai capi delle CEBs. Il primo passo consisteva nella preparazione di professionisti in grado di recepire i bisogni della comunità. Questo venne fatto avendo come partner l’Università Federale del Cearà, con la supervisione di colui che aveva ideato la tecnica della terapia comunitaria, il prof. Adalberto Barreto e con il sostegno del padre comboniano Rino Bonvini, che è pure medico psichiatra. E si formò un gruppo di terapeuti comunitari. A partire da allora, si andò dipanando, con adulti, adolescenti e bambini un lavoro terapeutico con la prospettiva di suscitare in questi una reazione positiva, sulla base di un approccio bio-psico-socio-spirituale. La sfida di fare del Bom Jardim un luogo dove tutta la formazione umana (nel rispetto dei soli aspetti psichici, ecclesiali e sociali) fosse rispettata, a un certo punto è diventata la preoccupazione di tutti/e. Nella chiesa cominciò a stare più presente il ‘quotidiano’ delle comunità, condividendo difficoltà e cercando soluzioni per i problemi degli abitanti. In questo modo si concretizzarono le lotte sociali per migliori condizioni di vita, per i terreni, per l’acqua, per le strade, la scuola e molte altre necessità di base. Col passare del tempo si approfondisce la coscienza delle persone sull’importanza di essere i soggetti trasformatori, costruttori della loro storia, rispettando le idee e i valori di tutti e di ciascuno. Il MSMCBJ accoglie l’essere umano, nel rispetto delle sue dimensioni bio-socio-spirituali, promuovendo lo sviluppo delle sue potenzialità, attraverso il riscatto di valori umani e culturali, nel senso di favorire la qualità delle azioni personali, interpersonali e comunitarie. Per ora l’idea-base, il cammino verso la salute mentale, si è strutturato in una dozzina di possibilità, forme malleabili che arrivano al punto di essere risposte personalizzate ai problemi dell’individuo. Siamo in piena utopia: si sta tentando di continuare le opere di Cristo che secondo l’apostolo san Paolo è venuto al mondo per mettere pace tra uomo e uomo e tra gli uomini e Dio (Ef,2,14). Si sta verificando – credo - la parola di Gesù che ha detto: se avrete fede, farete miracoli più grandi di quelli che faccio io. |
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