Comunità Cristiana di Base di san Paolo - Roma, Eucarestia del 14 dicembre 2008
Se queste sono persone…
Canto: Hanno preso un uomo – pag. 29
Pensiero iniziale:
Quando mi domandano “Di quale etnia sei?” io rispondo che sono etiope e basta, sono un uomo sulla terra (di Dagex-studente collaboratore della scuola di italiano di Asinitas)
Ascolto
Introduzione al tema:
Nell’assemblea eucaristica del 9 novembre scorso abbiamo condiviso la riflessione iniziata nel nostro gruppo sulle denunce dei testimoni scomodi contro la camorra.
Oggi continuiamo quella riflessione, ascoltando le parole di denuncia di altri testimoni scomodi con i quali condividiamo questi locali: i richiedenti asilo e rifugiati che frequentano la scuola di italiano.
Raramente raccontano i fatti traumatici e le violenze subite nel loro viaggio per arrivare in Italia; l’hanno fatto di fronte ai membri della Commissione (l’istituzione che decide sulla concessione o il diniego della protezione umanitaria e dell’asilo) ma le loro dichiarazioni, compromettenti per Libia, Italia ed Europa, non hanno avuto alcun seguito.
Solo quando la scuola, per favorire l’auto-narrazione anche con altri linguaggi, ha organizzato un corso di video-documentario, alcuni di loro, attraverso la forma discreta dell’intervista con la videocamera, fatta da un loro compagno nella loro lingua, hanno deciso di rompere il silenzio, rendendo pubbliche le loro denunce, inascoltate nelle sedi istituzionali.
Di fronte alle testimonianze schoccanti delle umiliazioni, stupri, deportazioni, lavori forzati, incarcerazioni compravendite di prigionieri, raccontate nel documentario “come un uomo sulla terra”, realizzato dai richiedenti asilo in gran parte in questi locali e proiettato, sempre in questi locali, il 26 novembre scorso, abbiamo capito che che dovevamo unirci a loro e che non potevamo tacere, a partire da questa eucaristia.
Confrontiamoci sulle nostre responsabilità, quelle che abbiamo noi come cittadini italiani, per trovare il coraggio e la forza di rompere il silenzio, per trovare i canali per fare conoscere la sorte di questi nostri fratelli invisibili.
Perché il deserto del Battista si animi delle loro voci che gridano giustizia.
Letture
da “come un uomo sulla terra” documentario prodotto da Asinitas – testimonianza di Dag, regista e intervistatore
Io sono un rifugiato etiope…
Sono stato venduto dalla polizia libica al confine di Kufrah, tra il Sudan e la Libia, sono stato venduto per trenta dinari, e loro mi hanno portato dagli intermediari, i trafficanti che poi mi hanno riportato nelle città…
C’è un gioco delle parti tra poliziotti e trafficanti che non permette di capire chi sia effettivamente il poliziotto e chi il trafficante…
Alla fine, se noi riusciamo ad arrivare fin qui (ndr: in Italia), ci danno il permesso di soggiorno. Il riconoscimento c’è quando arrivi qui, però quando stai lì…
Io quando ero bambino, ho visto un gatto che mangiava uno dei suoi cuccioli. Faceva crescere gli altri, quello che è debole no. E poi, quello che è più forte lo tiene.
Non mi piacciono i gatti per quel motivo.
Così sta facendo l’Italia: quello che riesce a passare il mare lo tiene, lo riconosce, ma quello che sta in Libia lo fa mangiare da un libico.
da Abramo contro Ulisse di Filippo Gentiloni
Parlare è una parola cristiana. E’ un verbo, un fare, un agire: non è vera quella contrapposizione fra il dire e il fare che si sente ripetere spesso, resa proverbiale proprio da chi ha tutto l’interesse che il parlare sia svalutato….
“Quello che avete udito, gridatelo dai tetti” (*) è una delle espressioni più belle e audaci del vangelo, una di quelle capaci di sconvolgere una società e una cultura. Troppe culture sono, come la nostra, cultura del silenzio, del tacere, del segreto….
Pochi atteggiamenti sono più antievangelici del segreto, che nelle nostre società moderne è diventato uno dei grandi strumenti del potere.
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(*) frase del vangelo proclamata da don Diana pochi giorni prima di essere assassinato dalla camorra
Giovanni 1, 5-11
Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno accolta.
Dio mandò un uomo: si chiamava Giovanni.
Egli venne come testimone della luce perché tutti gli uomini, ascoltandolo, credessero nella luce.
Non era lui la luce: Giovanni era un testimone della luce.
La luce vera, colui che illumina ogni uomo, stava per venire nel mondo.
Egli era nel mondo, il mondo è stato fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha riconosciuto.
E’ venuto nel mondo che è suo ma i suoi non l'hanno accolto.
Per queste letture…
….ringraziamo il Signore
Riflessione
Commenti del gruppo
E’ da 4 anni che condividiamo la sede della comunità con la scuola di italiano, ma purtroppo le occasioni di incontro tra i membri della comunità e gli studenti della scuola di italiano non sono state tante.
L’ultima, il 26 novembre, è stata un momento particolarmente importante:
- per una forte presenza dei membri della comunità e degli studenti della scuola
- per l’occasione dell’incontro: laproiezione in questa sala del documentario “come un uomo sulla terra”, nel quale il regista–intervistatore e gli intervistati sono profughi etiopi, studenti della scuola.
Abbiamo perciò inserito come pensiero iniziale una frase di Dag che è il regista-intervistatore, che in qualche modo da il titolo al documentario stesso: “sono un uomo sulla terra”. Tutti gli uomini infatti dovrebbero godere di uguali diritti a prescindere dall’etnia, e da tante altre condizioni, come ricorda la dichiarazione universale dei diritti umani di cui proprio quest’anno ricorre il sessantennale.
Abbiamo poi inserito come prima lettura un brevissimo stralcio di altre testimonianze dirompentidi Dag.
Impressionante la coincidenza simbolica della sua vendita per 30 denari: verrebbe da dire anche per lui “ povero Cristo!” oppure con le parole di Primo Levi “se questo è un uomo!”da cui abbiamo preso il tema di questa eucaresita.
Impressionante pure la repulsione di Dag bambino per il gatto che mangia il suoi cuccioli deboli. Dag adulto ha visto di peggio nel suo passaggio in Libia: l’uomo che mangia l’uomo.
Ma il documentario contiene tante altre testimonianze impressionanti.
Dag racconta che studiava giurisprudenza ad Addis Abeba ma che, a causa della repressione politica in Etiopia, nell’inverno del 2005 ha dovuto emigrare insieme a tanti altri, affrontando non solo gli ormai noti rischi di attraversamento del deserto sudanese e del mare mediterraneo, ma anche le inimmaginabili violenze subite nel passaggio in Libia: umiliazioni, stupri, deportazioni, lavori forzati, incarcerazioni e compravendite di prigionieri, effettuate dalla polizia libica. In particolare Dag e compagni testimoniano le condizioni bestiali di detenzione nel carcere di Kufrah.
Di fatto denunciano con coraggio le disumane modalità con cui il governo libico controlla i flussi migratori e le espulsioni, le responsabilità soprattutto del governo italiano ma anche degli altri governi europei e l’omertà di Frontex (l’agenzia europea per il controllo dei flussi migratori alle frontiere esterne).
Penso che dobbiamo fare due cose nell’unirci a questi nostri fratelli, testimoni scomodi:
- come già ricordato nell’introduzione, aiutarli a diffondere questa denuncia con tutti i mezzi, visto che le connivenze dell’Italia con la Libia sono trasversali e perfino i giornali di sinistra, pur elogiando il documentario, hanno censurato i riferimenti compromettenti per la Libia.
- cercare di costruire occasioni di incontro e interazione con loro e in generale con i migranti e rifugiati perché, nonostante l’incertezza della comunicazione tra persone reciprocamente straniere, l’incontro possa aprire nuove strade verso una società meno escludente: Dag e compagni in questi locali hanno già sperimentato che è possibile l’incontro e il riconoscimento reciproco, la relazione tra persone di paesi, lingue, fedi e tradizioni diverse
Il brano di Filippo rivaluta il Verbo, la Parola, come un tutt’uno tra il dire e il fare.
L’inizio del vangelo di Giovanni, che abbiamo appena letto, comincia con “Al principio c’era colui che è “la Parola””
Dio è definito quindi prima come “essere”, poi come “parlare” nel senso di un invito a noi al fare per mettere in pratica la sua Parola.
E mettere in pratica la Parola di Dio parte dal proclamare la Parola stessa: “Quello che avete udito, gridatelo dai tetti”sono le ultime parole pronunciate da Beppe Diana prima di morire assassinato dalla camorra:Matteo 10:27 “Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti.”Luca 12,3 “Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti”.
Prendere coscienza, testimoniare, denunciare come primo passo per la conversione, e poi per l’azione che scaturisce dalla conversione, come ha fatto per tutta la sua vita Giovanni Battista.
E non a caso Giovanni l’Evangelista, all’inizio del suo vangelo, dopo avere definito Dio come colui che è, la Parola, parla del Battista come antesignano di Gesù nel proclamare la Parola. Dio ha bisogno degli uomini (come diceva il titolo di un vecchio film) e Dio, forse perché sapeva già che gli uomini non avrebbero accolto il suo figlio, ha fatto ricorso al Battista come suo antesignano,.
Ma gli uomini purtroppo, che non avevano accolto i profeti prima del Battista, non hanno accolto né il Battista, nè Gesù, e nemmeno i profeti dopo di lui.
La Parola, specie quella scomoda, di denuncia, proclamata dal deserto del Battista, che è poi lo stesso di Dag e compagni, non è facile da proclamare e soprattutto da ascoltare.
Ma almeno proviamoci, come ci ricordano Alì Svariati e Shirin Ebadi “Se non potete eliminare l’ingiustizia almeno raccontatela a tutti”.
Commenti dei presenti
Momento penitenziale
Preghiera del gruppo
Ti chiediamo perdono Signore pertutte le volte che abbiamo taciuto di fronte ai soprusi quotidiani perpetrati qui da noi e in ogni parte del mondo, pensando che la denuncia fosse compito di altri.
Aiutaci a prendere coscienza che “preparare le vie del Signore”, passo preliminare alla conversione, è anche denunciare l’ingiustizia che ci circonda.
Fa che anche noi siamo capaci di salire sui tetti per proclamare a gran voce la tua parola.
Per questo ti preghiamo…
…ascoltaci o Signore
Preghiere dei presenti
Colletta Presentazione della colletta
Canto durante la colletta
Costruiamo un mondo nuovo – pag. 14
Memoria della cena del Signore
Canone e frazione del pane
Chi sei? - n. 47
Padre nostro
Scambio di pace
Pensiero per la cena del Signore
Se non potete eliminare l’ingiustizia almeno raccontatela a tutti.
(da Alì Svariati, citato da Shirin Ebadi)
Condivisione del pane e del vino
Canto durante la condivisione del pane e del vino
Spiritual – pag. 73
Comunicazioni dei presenti
Canto finale:
Pace inquieta – pag. 56