domenica 8 giugno 2008
(il gruppo felicemente composto da ricche esperienze di vita e di fedi, si è molto impegnato nella preparazione di questa assemblea di preghiera e della cena del Signore…..e la parola del Signore ci ha suggerito molte riflessioni che io posso e so soltanto in minima parte riportare; ma nulla dovrebbe andare disperso e perciò vorrei pregare gli amici e le amiche del gruppo di inviare i loro contributi al sito della Comunità di S.Paolo per consentire la più ampia contaminazione di questa bella esperienza)
C’è un che di netto, quasi di stizza, in questa secca indicazione: andate e imparate cosa significhi misericordia voglio e non sacrificio.
Forse perché Matteo aveva sperimentato sulla sua pelle cosa significasse staredall’altra parte del tavolo: tra i non-invitati, con “sfruttatori e gentaglia”.
Da quella parte, però, Gesù di Nazarethsceglie di sedere. E sconvolge le cosiddette “regole del gioco”.
E questa è la fondamentale notizia di questo evangelo: Lui sceglie di sedere da questa altra parte. Nella Bibbia ebraica, peraltro, la misericordia di Dio indica la solidarietà alla quale Egli sivincola liberamente con un patto al popolo: quindi, non è un sentimento; è il passo che Dio per primo fa,procedendo in soccorso, affinché – noi - la parte in difficoltà,possiamo tornare dentro il campo dell’alleanza.
- Una sfida altissima e impegnativa
Applicare questa notizia alla storia degli uomini e delle donne, dei popoli e delle nazioni è soltanto rivoluzionario: letteralmente, rovescia lo stato delle cose.
Non è questione di dottrine, né di religioni; di messe o di culti. E’ solo perdono e cambiamento di vita. Affinché assomigli alla misericordia manifestata da Dio, a chi si mette alla sequela di Gesù, viene chiesto di superare le barriere contro l’amore, innalzate dalle discriminazioni di ogni tipo: religiose, morali, culturali, razziali, sessuali. In Osea, ma per lo più in tutto il profetismo (ci sono mirabili pagine in Isaia), c’è un netto contrasto tra due idee di religione: la religione dei sacrifici e dei riti e la religione dell’amore. Paolo, più tardi, tradurrà tutto questo nella contrapposizione irriducibile tra la Legge e la Libertà. E non sarà per caso che ci viene detto di andare ad impararlo.
- E’ la conversione del cuore
Non deve essere, infatti, tanto ovvio e neppure “naturale”; perché bisogna, appunto, rovesciare il nostro modo spontaneo di essere; personale e comunitario.
E solo Lui può fare il primo passo; e lo ha già fatto. La lingua greca del vangelo di Matteo, reinterpretando l’ebraico di Osea ( “il vostro amore è come nuvola al mattino”) parla di misericordia, che può anche significare la grazia che viene incontro all’uomo, in quanto debole, fragile, nella colpa.
E’ duro accettare questa condizione per noi contemporanei (già altre volte ci siamo interrogati su questa priorità che appartiene a Lui); ma forse quel “ i sani non hanno bisogno del medico, mentre i malati ne hanno bisogno”, lungi dal rimetterci dinanzi alla solita, vecchia ripartizione tra buoni/sani e cattivi/malati, sta a dirci che tutti noi siamo sempre sotto scacco della tentazionedi dividere, di separare, di giudicare: per discriminare i giusti dagli ingiusti, i peccatori dai puri, i ROM dai rumeni e i rumeni dagli altri immigrati, gli immigrati dai clandestini, i gay e lesbiche dai così detti normali; e cosi via via, dividendo e spezzettando. Ecco, la sua parola ci salva perché cidice che tutti abbiamo bisogno del medico.
E potrà essere, allora, vita nuova.
E sarà una nuova incessante scelta di piccoli gesti di vicinanza all’altro.
E sarà una scelta, individuale e collettiva,che ridarà a questa umanità e alla natura stessa, anch’essa sottoposta a relazioni di rapina, una nuova chance.
Che non sia poesia – né una questione di riti, dottrine o liturgie - ma dura e quotidiana lotta e conquista ci viene, forse, ricordato da quel “andate ad imparare”; che a questo punto, non è più secco e stizzito comando, ma invito a ricominciare ogni giorno come un giorno nuovo; una nuova possibilità di essere prossimi a qualcuno e qualcuna.
E che il Signore ci ascolti!
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