SCUOLA |
NEW DELHI - Phusi amava la scuola. Aveva terminato le elementari e avrebbe voluto proseguire gli studi, però l'istituto più vicino distava quattro chilometri e per andarci aveva bisogno di una bicicletta. Ma nella sua casa, in un povero villaggio del distretto di Jodhpur, nel Rajasthan, uno degli stati più pittoreschi ma anche più poveri dell'India, non c'erano abbastanza soldi per un acquisto del genere. Phusi non si rassegnava, e con insistenza chiedeva di poter soddisfare il suo desiderio. Una sera di dieci giorni fa, la bimba era tornata a reclamare la bicicletta dei suoi sogni e di fronte all'ennesimo rifiuto della madre era scoppiata a piangere. La donna, allora, esasperata, l'ha picchiata con un arnese da cucina tanto da farle perdere conoscenza.
Poi, scrive l'Hindustan Times citando il racconto di un poliziotto, credendo di averla uccisa, la madre ha cercato di simulare il suicidio della bambina, mettendole una corda intorno al collo e appendendo il corpo esanime di Phusi ad una trave del soffitto. La macabra messa in scena è stata facilmente smascherata dalla polizia. Messa alle strette, la donna ha confessato. In lacrime, si è giustificata dicendo che lei e suo marito non potevano permettersi di comprare la bicicletta che Phusi voleva per andare a scuola. Per questo Phusi è morta, ancora non si sa per le percosse o per strangolamento. Sua madre, che l'ha uccisa, non sapeva che da due anni il governo del Rajasthan ha varato una legge per provvedere gratuitamente una bicicletta ai bambini poveri che ne abbiano bisogno per frequentare le scuole. Nessuno, nel villaggio di Phusi, sapeva nulla di questa legge. |
Un paio di settimane fa, Giovanni ci ha raccontato la storia di Phusi, una bambina indiana che voleva continuare la scuola, però le serviva una bicicletta per poterci andare.
Viveva in un villaggio lontano dalla nuova scuola e la madre e il padre non avevano abbastanza soldi per comprarle una bicicletta.
Un giorno la madre, esasperata dalla continua richiesta di Phusi, in un momento di rabbia, per farla star zitta, la picchia con un arnese da cucina uccidendola. La signora ha confessato in lacrime che lei e suo marito non potevano permettersi di comprare la bicicletta che Phusi voleva per andare a scuola.
I suoi genitori non sapevano che esisteva nel loro stato la legge che da’ la possibilità a tutti i ragazzi poveri che vogliono continuare a frequentare la scuola, anche se lontano dal loro villaggio, di fare richiesta per avere una bicicletta gratuita.
Nessuno nel paese di Phusi ne era al corrente.
Questa triste storia mi ha fatto pensare che i poveri non sanno quali sono i loro diritti, per cui non riescono spesso ad utilizzare quelle leggi che potrebbero aiutarli ad ottenere qualcosa in più per andare avanti, migliorare la loro esistenza, conoscere e nel caso diPhusi studiare.
Allora mi chiedo: “E’ proprio giusto che la mamma di Phusi sia dovuta andare in prigione?”.
La società, quando succedono questi brutti avvenimenti, si sente responsabile oppure non gliene importa nulla?!
Comunità di San Paolo, 16 dicembre 2007
Sofia Schiattone
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