Comunità di San Paolo, Roma - Eucarestia del 23 aprile 2006
Tema: Fede - esperienze e contraddizioni
Introduzione al tema
Stiamo seguendo come gruppo un percorso tormentato certo non lineare ma stimolante perché ci interroga e lo riproponiamo per condividerlo con tutta la comunità.
Il 29 gennaio di quest’anno abbiamo proposto di riflettere insieme per vigilare sull’esigenza/dovere della laicità per far emergere la dimensione della fede rispetto ai valori condivisi dai nuovi difensori della civiltà “cristiana” come Pera e Ferrara.
Il 5 marzo ancora sul rapporto fra fede e religione e sull’esigenza di una dimensione laica della fede: Giovanni ci ha ricordato le difficoltà di vivere la fede senza organizzazione e il riproporsi continuo di una dialettica tra fede da un lato, e istituzione-organizzazione dall’altro.
Questo stesso tema del resto ha interrogato spesso la nostra comunità, in particolare ci hanno interrogato sia le critiche di Giovanni che le suggestioni dell’accostamento operato dal gruppo Marconi fra la passione di Cristo e quella di Bonhoffer.
E allora senza violare alcun copyright, (quindi riprendendo anche noi qualche frammento di Bonhoffer già proposto) abbiamo deciso, non senza contrasti e contraddizioni anche fra le nostre sensibilità di misurarci sugli interrogativi della prima comunità di credenti nel primo dopo Pasqua.
Il tempo liturgico ci dice che oggi siamo in pieno mistero per gli ortodossi dentro un altro mistero, dentro la Pasqua appena compiuta, dentro l’evento di vivere il messaggio di Gesù, senza Gesù. Di vivere la fede senza l’oggetto del nostro credere. Lo smarrimento di Tommaso è il nostro; dobbiamo far emergere i nostri dubbi e le nostre incertezze confortati solo da una consapevolezza: Gesù non è venuto a portare la religione ma la vita e la vita è fatta di contraddizioni, di intuizioni e ricerche, ora rassicuranti, ora sfuggenti.
Letture
Dal vangelo di Luca 18, 2-8
Disse: “C’era una volta in una città un giudice che non rispettava nessuno: né Dio né gli uomini. Nella stessa città viveva anche una vedova. Essa andava sempre da quel giudicee gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario.
“Per un po’ di tempo il giudice non volle intervenire, ma alla fine pensò: Di Dio non me ne importa niente e degli uomini non me ne curo: tuttavia farò giustizia a questa vedova perché mi dà ai nervi. Così non verrà più a stancarmi con le sue richieste”.
Poi il Signore continuò: “Fate bene attenzione a ciò che ha detto quel giudice ingiusto. Se fa così lui, volete che Dio non faccia giustizia ai suoi figli che lo invocano giorno e notte? Tarderà ad aiutarli? Vi assicuro che Dio farà loro giustizia e molto presto! Ma quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra troverà ancora la fede?”.
Da “In nome dell’uomo” scritti di Ernesto Balducci
Non dobbiamo dimenticare che non esiste la fede, esistono i credenti, che sono persone in carne ed ossa, espressione di questo mondo con le sue dialettiche, con le sue contraddizioni. E’ chiaro quindi che non è la fede che si compromette, sono i credenti che si compromettono con il potere, nella misura in cui in essi la fede non vale come principio critico e autocritico ma vale semplicemente come strumento di legittimazione della posizione dei dominatori e quindi dei privilegiati. Ma sempre, lungo i secoli, per molti credenti la fede nella parola di Gesùha significato anche la rottura con quel mondo. Non sono mancati i testimoni della fede evangelica in tutti questi secoli. …..
Nel mio venerdì santo credo in Cristo e nel Dio di Gesù Cristo che non è un Dio-cultura. E’ un Dio che si ritrova in concreto nell’uomo, nell’uomo che chiede di essere liberato: dal sabato, dalla legge, dal tempio, dalle mediazioni.
Dal vangelo di Giovanni 20, 24-29
Uno dei dodici discepoli, Tommaso, detto Gemello, non era con loro quando Gesù era venuto. Gli altri discepoli gli dissero:
- Abbiamo veduto il Signore.
Tommaso replicò:
- Se non vedo il segno dei chiodi nelle sue mani, se non tocco col dito il segno dei chiodi e se non tocco con mano il suo fianco, io non crederò.
Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo lì, e c’era anche Tommaso con loro. Le porte erano chiuse. Gesù venne, si fermò in piedi in mezzo a loro e li salutò: “La pace sia con voi”. Poi disse a Tommaso:
- Metti qui il dito e guarda le mani; accosta la mano e tocca il mio fianco. Non essere incredulo, ma credente!
Tommaso gli rispose:
- Mio Signore e mio Dio!
Gesù gli disse:
- Tu hai creduto perché hai visto; beati quelli che hanno creduto senza aver visto!
Per questa lettura biblica…
Riflessione
1° commento
Vi proponiamo di confrontare le due esperienze di fede della donna vedova e del discepolo Tommaso, descritte nei vangeli di Luca e di Giovanni.
Nel racconto di Luca, la vedova denuncia di avere subito un’ingiustizia. Non perdona il suo avversario e non cerca vendetta, ma non si rassegna e, nonostante il giudice sia un uomo ingiusto e irrispettoso di Dio e degli uomini, pretende che sia fatta giustizia.
E’ una testimonianza di dignità, di fiducia ostinata nella possibilità che le sia almeno riconosciuta l’offesa ricevuta.
La determinazione di questa donna ci ricorda la capacità di resistenza non violenta di tutte quelle donne, credenti e non credenti, che, nonostante condizioni disperate, lottano per costruire relazioni più giuste, come le madri dei desaparecidos argentini. E come milioni di donne e uomini, che ci richiedono asilo perché profughi da situazioni violente di guerra e di fame.
Sono testimonianze coraggiose di fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore in una prospettiva di pace e libertà, che è l’unica via di scampo alla violenza del potere.
Testimonianze di fede laica, che ci devono interrogare sulle nostre contraddizioni e sulla nostra fede.
Nel vangelo di Luca, Dio ci rassicura sulla sua fedeltà nell’operare per la giustizia, ma conclude con una domanda: “Quando il figlio dell’uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede?”.
Su questo non ci è stata data alcuna certezza, dipende da ciascuno di noi.
La fede è una scommessa, un’esperienza creativa e dinamica da ricercare e rinnovare nelle relazioni.
Nel vangelo di Giovanni, Tommaso può sembrare un uomo di poca fede, perché non crede alla testimonianza dei discepoli che dichiarano di avere visto il Signore risorto, dopo la sua morte in croce.
Tommaso per credere ha bisogno di toccare Gesù, di mettere le mani nelle sue ferite, di entrare in relazione con lui. Gesù non lo delude, gli va incontro, lo accoglie nel suo corpo.
Solo dopo gli dice “Non essere più incredulo, ma credente” e aggiunge una parola di consolazione per tutti coloro che credono senza avere avuto la possibilità di entrare in relazione diretta con lui.
La fede di Tommaso potrebbe essere interpretata come una fede critica, espressione sia del disorientamento e della solitudine dei discepoli per l’assenza di Gesù dopo la sua morte, sia della percezione di una nuova forma di presenza, misteriosa ma tangibile.
Per noi, vivere un’esperienza di fede critica, potrebbe voler dire accettare che le relazioni si trasformino, riconoscere e accogliere l’altro anche con i suoi lati a noi oscuri e incomprensibili, non rinunciare a cercare di penetrare il mistero della vita-morte-resurrezione di Gesù Cristo.
2° commento
Partiamo dalle parole di Balducci: non esiste la fede,esistono i credenti;è possibile per noi credenti dare testimonianza della nostra fede, in Gesù, in un progetto di amore e di convivenza che sia aperto, sempre modificabile e adattabile alle esigenze della storia?
Ci rendiamo conto che la nostra fede somiglia ad una scommessa; ad un atto di fiducia in una persona, sempre misteriosa e mutevole proprio in quanto persona; allo stesso modo dobbiamo considerare non immutabile un progetto che dia senso al nostro impegno e con il quale cerchiamo i gesti e le parole per seguire l’esempio di Gesù che ci ha amati.
Dio ha avuto fede negli uomini, malgrado la loro fragilità e scarsa capacità di essere fedeli. Ha stipulato una prima alleanza con un popolo che ha stentato a seguirlo nei 40 anni di deserto e lo ha abbandonato per affidarsi agli idoli. Gesù stesso ha poi stabilito un’alleanza di comunione e condivisione con uomini che sarebbero arrivati a tradirlo per paura.
Nonostante le difficoltà a credere in un Dio che non si conosce, che non svela il proprio disegno ma pretendespesso una adesione al buio, ci sono esempi di uomini che hannoaderito alla chiamata senza conoscere il progetto: Abramo esce dalla sua terra senza sapere dove andrà. Sempre Abramo è disposto a sacrificare Isacco, suo unico figlio Mosè esce dall’Egitto con il popolo ebreo e vaga per 40 anni nel deserto
Maria dice il suo fiat voluntas tua senza conoscere il destino che porterà suo figlio sulla croce (ricordiamo il suo pianto disperato descritto nel Vangelo di Niccodemo). Gesù chiede agli apostoli di seguirlo, ed essi aderiscono, con la promessa di farne “pescatori di uomini”…di rimettere i peccati…
Gesù dice: saranno beati quelli che credonosenza prove, senza avere visto (come invita a fare Gesù nel vangelo di Giovanni, unico testo che narra l’episodio di Tommaso).
Ma una difficoltàancora più marcata, quasi un salto nel buio, è credere nella resurrezione: Gesù compie dei gesti (spezzare il pane) e da questi viene riconosciuto, senza peraltro comparire come persona riconoscibile. (Maria di Magdala, chiamata per nome).
Siamo capaci di tradurre nella realtà di oggi il significato della resurrezione? Siamo capaci di camminare sulla strada della testimonianza di una fede che non si vanta di sicurezze o di sostegni religiosi ma continua a confrontarsi testardamente e con fatica con i bisogni della gente: bisogni materiali ma anche spirituali?
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