Gruppo Roma Sud-Est  Domenica 22 gennaio 2006

 

Commento a Marco 1, 14-20

14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».
16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.


 

Il primo approccio alla lettura del vangelo di Marco è stato quello di applicare a questo brano il metodo così detto del “sospetto” e del “silenzio”, come ci hanno indicato le donne presenti nel gruppo di lavoro sull’Eucaristia che la comunità sta portano avanti.

Ed allora davanti alla chiamata di Gesù dei sui primi discepoli: Andrea e Simone, Giacomo di Zebedeo ed il suo fratello Giovanni, che sono tutti uomini, (domenica scorsa abbiamo visto la versione del vangelo di Giovanni con la chiamata di Andrea insieme ad un altro seguace di Giovanni battista non nominato, e la successiva chiamata di Simone), la domanda è stata: e dove sono le donne?

Una risposta l’abbiamo trovata nel libro di Giuseppe Barbaglio: un paragrafo intitolato “Donne al seguito” in cui spiega come la condivisione della missione di Gesù non fu una prerogativa di soli maschi. Lo stesso Marco, ad esempio, dice delle donne che assistettero alla sua crocifissione, tra cui Maria Maddalena e Maria madre di Giacomo, “queste, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano; anche molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme erano là” (Mc 15, 40-41).

In Luca poi troviamo un altro riferimento interessante in proposito, in cui l’evangelista parla di Maria Maddalena, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode e quindi una persona di alto livello sociale, Susanna “e molte altre, le quali li servivano attingendo alle loro sostanze” (Lc 8, 1-3).

Conclude Barbaglio: “Resta assodato il dato originale di donne che facevano parte del circolo più stretto attorno a Gesù e parte attiva, un aspetto non secondario dello scandalo che egli suscitava nel suo ambiente, stigmatizzato dai benpensanti.”

Questo anche perché nella società del tempo i Maestri non avevano solitamente interlocutrici donne, data la posizione che le stesse occupavano in una società ancor più patriarcale e maschilista della nostra.

Nei vangeli invece traspare questa attenzione di Gesù verso il genere femminile. Le donne sono soggetti e non solo oggetti della attenzione maschile.

Non stiamo qui a citare tutti gli episodi che sono raccontati e che dimostrano quanto detto. Nel gruppo però si è rimarcato che è importante questa traccia consistente di attenzione al femminile da parte di Gesù rimasta nei vangeli, perché talmente notevole deve essere stata questa presenza da riuscire a superare il filtro potente di una cultura tutta al maschile che i vangeli ha tramandato e scritto.

Traccia che rimane anche nella chiesa del passato: ci raccontava nel gruppo Joao come perfino Sant’Agostino, che è immerso nella sua cultura maschilista, definisca Maria Maddalena “apostola degli apostoli”, perché è stata la prima a predicare agli apostoli la resurrezione di Gesù ed a incoraggiarli a radunarsi di nuovo.

Anche San Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, scelse Maria Maddalena come protettrice dell’ordine da lui fondato, in quanto ritenuta la “prima predicatrice”.

E ancora si è ricordato l’episodio, raccontato in modi diversi nei quattro vangeli, della donna che unse Gesùsul capo con un balsamo profumato: è questo un gesto sacrale che solitamente nella bibbia troviamo compiuto da sacerdoti o da profeti uomini, quindi è un segno importante che Gesù lascia che venga compiuto su di lui. È anche un gesto che si fa sul corpo di chi è morto; forse la donna sapeva che Gesù doveva morire di lì a poco, sapeva che era stata ordita una congiura nei suoi confronti.

In conclusione le donne c’erano; e se gli uomini avevano bisogno di essere chiamati da Gesù, a causa della loro resistenza interiore ad aderire alla sua sequela, le donne probabilmente non ne avevano bisogno, si auto convocavano.

E a noi cosa dice il vangelo di oggi?

Su questo il gruppo non ha trovato molte risposte, anche per il poco tempo dedicato a questa preparazione. Tuttavia alcune cose sono state dette.

Seguire Gesù come hanno fatto i suoi discepoli e le sue discepole mette più che qualche dubbio o paura. Lasciare casa, famiglia e lavoro come hanno fatto loro per condurre una vita errabonda, senza sicurezze ed anzi con molti rischi, sembra impensabile.

Dunque cosa ci è richiesto? Si è detto nel gruppo: qualsiasi cosa buona che ciascuno/a di noi fa è di per sé una risposta ad una chiamata di Dio. Ogni scelta che facciamo implica delle rinunce; anche aver scelto di far parte della nostra comunità ha avuto un po’ questo significato: ha comportato rinunce a un po’ di comodità e di sicurezze.

Un altro aspetto poi che cipropone la lettura di questo brano del vangelo è quello della chiamata a svolgere dei servizi per la comunità, come si diceva una volta a svolgere dei ministeri.

Credo che l’esperienza delle comunità di base qualcosa di utile ce lo abbia insegnato in proposito. Una volta riappropriatici della funzione sacerdotale universale e collettiva (cosa questa semplice a dirsi ma che ha comportato un lungo cammino e non poche sofferenze personali), rimane tuttavia evidente che una comunità abbia bisogno di qualcuno/a che svolga tutta una serie di funzioni che sono importanti per la vita del gruppo e per proiettarsi anche verso l’esterno.

Forse potremo una volta dedicare del tempo a riflettere su questo argomento; la comunità di Pinerolo ad esempio sta portando avanti questa riflessione sui “ministeri”.

Nel gruppo si è accennato che se anche una funzione di militanza a tempo pieno o a part time nelle comunità è evidentemente necessaria, sarebbe tuttavia auspicabile che questi servizi non siano perpetui ma vengano svolti come incarichi a tempo ed a rotazione fra i vari membri.

Il gruppo Roma Sud-Est della comunità di San Paolo