Eucaristia
del 17 aprile 2005
(Gruppo
Monte Sacro)
1 Inizio
1.2 Canto iniziale: Io
con voi - pag.14
1.3 Pensiero iniziale: dalla prima lettera ai Corinzi
14, 26
Quando vi
riunite ognuno può cantare, o dare un insegnamento, o trasmettere una
rivelazione, o parlare in una lingua sconosciuta e interpretare quella lingua. Ebbene tutto questo abbia lo scopo di far crescere la
comunità.
2. Parola
2.1 Introduzione al tema
In un mondo dominato da
poteri e identità forti e assolute continuiamo la
riflessione avviata l’anno scorso dal nostro gruppo su come costruire e
testimoniare identità deboli e plurali.
Che
fare per trasformare confini e frontiere in sentieri di comunicazione, muri e
torri in ponti e piazze, l’odio in amore?
E’ soltanto una magica
utopia, tanto profetica quanto velleitaria e scoraggiante, o anche noi , piccole donne e piccoli uomini del nostro tempo, possiamo
contribuire ad abbattere qualche barriera, assumendoci la responsabilità del
futuro, come scrive Balducci nel brano dell’”Uomo
Planetario” che vi proponiamo oggi?
La barriera più difficile
da abbattere è la nostra resistenza al cambiamento, la paura di attraversare i
confini della nostra pelle per andare verso l’altro.
Il pericolo è quello di
rinchiuderci in un’identità statica e rassicurante in cui tutte le tessere del
mosaico sono già collocate in modo definitivo e inamovibile.
L’impegno o forse solo il
desiderio è quello di renderci disponibili all’ascolto e all’interazione accettando
l’indeterminatezza di un processo dinamico di ricerca, nel quale molte tessere
del mosaico sono mancanti.
La
speranza, come ci hanno raccontato i bambini della comunità nella celebrazione
eucaristica prima di Natale, è nella rinascita, possibile e doverosa per
ciascuno di noi qui e ora, come ci annuncia il vangelo di Giovanni 3,7: “Non
meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere in un modo nuovo.
Il vento soffia dove vuole.
2.2 Letture:
2.2.1 da Raimon Panikkar
“La torre di Babele”
Che
cosa accadrebbe se noi semplicemente smettessimo di affannarci a costruire
questa tremenda torre unitaria? Che cosa, se invece
dovessimo rimanere nelle nostre belle piccole capanne e case e focolari
domestici e cupole e incominciassimo a costruire sentieri di comunicazioni
(invece che solo di trasporto), che potrebbero convertirsi col tempo in vie di
comunione, fra differenti tribù, stili di vita, religioni, filosofie, colori,
razze e tutto il resto?
E anche se non riuscissimo
ad abbandonare il sogno del sistema monolitico della Torre di Babele che è
diventata il nostro incubo ricorrente, questo sogno di una umanità
unitaria non potrebbe essere soddisfatto costruendo semplicemente strade di
comunicazione piuttosto che qualche gigantesco impero, vie di comunicazione
invece che di coercizione, sentieri che possono condurci al superamento del
nostro provincialismo senza spingerci tutti nello stesso sacco, nello stesso
culto, nella monotonia della stessa cultura?
2.2.2 da Ernesto Balducci - Non
sono che un uomo - da “L’uomo planetario”
“E’ vicino il giorno in cui
si comprenderà che Gesù di Nazareth non intese
aggiungere una nuova religione a quelle esistenti, ma, al contrario, volle
abbattere tutte le barriere che impediscono all’uomo di essere
fratello all’uomo e specialmente all’uomo più diverso, più disprezzato……..
………quando
rifletto in silenzio sui gesti concreti con cui egli, mettendosi contro gli
uomini della religione e del potere, andò incontro ai poveri, ai miti, agli
afflitti, ai perseguitati, è come se scorgessi nel buio un sentiero di luce, il
sentiero che ancora oggi discende alla profondità degli inferi dove il senso e
il nonsenso, la vita e la morte, l’amore e l’odio si confrontano. Qui tutte le
identità perdono di senso per lasciare posto all’unica che ciascuno è in grado
di dare a se stesso, al di fuori di ogni eredità,
semplicemente con l’assumersi o con il rigettare la responsabilità del futuro
del mondo. Se noi lasciamo che il futuro venga da se
come sempre è venuto, e non ci riconosciamo altri doveri che quelli che avevano
i nostri padri, nessun futuro ci sarà concesso. Il nostro segreto patto con la
morte, a dispetto delle nostre liturgie civili e religiose, avrà il suo svolgimento
definitivo. Se invece noi decidiamo, spogliandoci di ogni
costume di violenza, anche di quello divenuto struttura della mente, di morire
al nostro passato e di andarci incontro l’uno con l’altro con le mani colme
delle diverse eredità, per stringere tra noi un patto che bandisca ogni arma e
stabilisca i modi della comunione creaturale, allora
capiremo il senso del frammento che ora ci chiude nei suoi confini. E’ questa
la mia professione di fede, sotto le forme della speranza. Chi ancora si
professa ateo, o marxista, o laico e ha bisogno di un cristiano per completare
la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo.”
2.2.3 da Luca 6, 27-35
“Ma a voi che mi ascoltate
io dico: amate anche i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano.
Benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi fanno del male. Se qualcuno ti percuote su una guancia, presentagli anche
l’altra. Se qualcuno ti strappa il mantello, tu lasciati
prendere anche la camicia. Da’ a tutti quelli che ti chiedono qualcosa
e, se qualcuno ti prende ciò che ti appartiene, tu lasciaglielo. Fate agli
altri quel che anche voi volete dagli altri.
Se voi amate soltanto quelli che vi amano, come
potrà Dio essere contento di voi? Anche
quelli che non pensano a Dio fanno così. E se voi fate del bene soltanto a
quelli che vi fanno del bene, Dio come potrà essere contento di voi?. Anche quelli che non pensano a Dio
fanno così. E se voi prestate denaro soltanto a quelli dai quali sperate di
riaverne, Dio come potrà essere contento di voi?. Anche quelli che non pensano a Dio concedono prestiti ai
loro amici per riceverne altrettanto!
Voi
invece amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare di
ricevere in cambio: allora la vostra ricompensa sarà grande: sarete veramente
figli di Dio che è buono anche verso gli ingrati e i cattivi.
2.3 Silenzio di riflessione
2.4 Commenti del gruppo
Identità
forte che annulla il confronto?
O identità debole che lo promuove?
Panikkar (prima lettura) è per l’identità debole
La
torre di Babele è stata interrotta da Dio non solo perché esprimeva un atto di orgoglio dell’uomo che voleva raggiungere Dio (rapporto
verticale).
E’
stata interrotta da Dio anche perché esprimeva tra gli uomini l’imposizione di
una monocultura, l’omogeneizzazione, la globalizzazione,
in una parola la morte contro la pluricultura della
diversificazione, della autonomia delle esperienze,
della vita (rapporto orizzontale).
L’arricchimento
mutuo delle varie culture ed esperienze religiose è nel piano di Dio. San Paolo
cita i vari
doni dello Spirito che sono dati a tutti per l’utilità comune: saggezza,
sapienza, fede, guarigioni, miracoli, profezia, discernimento del vero Spirito,
espressione in lingue sconosciute, interpretazione di tali lingue.
Balducci (seconda lettura) rinuncia all’identità in
favore della prassi
L’importante
non è la dottrina ma la prassi che pone l’accento
verso il futuro: non gratificarsi di ciò che siamo o abbiamo fatto ma
concentrarsi sul futuro: su ciò che possiamo e dobbiamo fare per l’altro.
E’
nella prassi che si realizza l’incontro, l’accettazione e l’arricchimento
reciproco delle varie identità.
Pietro
ha detto: chiunque faccia la volontà del Padre è a lui accetto a qualunque
popolo appartenga sempre a significare la prevalenza della prassi sulla
dottrina.
Luca (terza lettura) esplicita la prassi
Dovevamo
scegliere il passo delle beatitudini che è un inno
all’identità debole: non lo abbiamo fatto solo perché è noto a tutti e non c’è
bisogno di rileggerlo. Questo passo, che segue immediatamente quello delle
beatitudini, in un certo senso le completa e le
supera. La prassi proposta in questo passo porta l’identità debole all’estremo:
allo scioglimento nell’altro!.
Come
per Balducci l’apertura all’altro si realizza non
tanto nel confronto delle idee e dottrine quanto nella prassi.
Ma quale prassi? Quella del dare e del condividere con
tutti gli altri, non solo con chi la pensa in modo affine al nostro, con gli
amici, ma soprattutto con chi la pensa in modo diverso, con i nemici.
La condivisione con il
nemico è quello che Dio ci chiede: i problemi dell’identità e delle prevaricazioni
di una sull’altra scompaiono del tutto!
2.5 Commenti dei presenti
3.Preghiera
Da “Canti Ultimi” di Davide Turoldo
– “Almeno da pubblicano”
Tu
sapessi cosa mi costi in rimorsi
e quanto io a te
costi per grazia:
che la
gara non si interrompa:
io a pentirmi
e tu a usarmi pietà
pure se
necessità è per me
il fallire
e per te,
continuare a
perdere.
Amen.
Domenica scorsa in Olanda un giovane iraniano si è imposto il silenzio
cucendosi le labbra, per protestare assieme ad altri immigrati contro la
decisione del governo olandese di difendere l’identità nazionale messa in crisi
dalla contaminazione con lo straniero, vietando l’uso dell’arabo nelle 500
moschee del paese e imponendo l’uso della sola lingua olandese.
Chiediamo perdono al
Signore misericordioso
per
tutte le volte che anche noi,
per
difendere le nostre sicurezze,
abbiamo
privato altri della libertà.
Ascoltaci o Signore
Da “L’altro papa - Poco telegenico,
ma capace di suscitare speranza” di Aldo Maria
Valli, vaticanistab del tg3, sul manifesto
Caro Spirito Santo, tu che illumini le coscienze,
le menti e i cuori, e che hai uno speciale feeling con i cardinali elettori,
per favore mandaci un papa nero, oppure indio, comunque
un papa del sud del mondo …. perché è lì che Gesù è certamente più incarnato: nei poveri come lui, nei
diseredati, nei più emarginati, in tutti quelli che sopravvivono con niente con
le briciole che cadono dalla nostra tavola, e non hanno diritto di cittadinanza
in questo nostro villaggio che è globale solo per alcuni mentre per altri è un
ghetto costruito sull’ingiustizia…..
…….Mandacelo puro di cuore, infinitamente tenero e
dolce con chi ha bisogno della carezza di Gesù, ma all’occorrenza deciso e intransigente con gli arrivisti, i
superbi, i furbi e gli approfittatori di ogni genere, laici e chierici che
siano, come quando Gesù scacciò i mercanti dal tempio…..
…….. Un papa attento a
tutte le voci che gli arriveranno ma soprattutto alla voce di chi non ha voce….
………Sarebbe bello se il nuovo papa, questo papa nero
o indio, fosse capace di gesti di misericordia e si dedicasse a unire più che a dividere, a esortare più che a condannare,
a suscitare il bene più che a indicare il male, tagliando l’erba sotto ai piedi
di tutti quelli che si impossessano del nome di Dio per impiantare tribunali e
seminare odio….
Mandacelo rispettoso delle altre fedi, mai
altezzoso e rivendicativo, ma anche orgoglioso della propria fede,
sopravvissuta per duemila anni a tanti sconvolgimenti. L’identità, quando è
radicata e sincera, porta al dialogo e al rispetto con le altre identità. E’
l’uomo di poca fede che innalza steccati e usa le parole come pietre. Mandaci
un papa dallo sguardo sereno e buono, perché tutti vedano in lui la possibilità
di incontro e di accoglienza.
3.1 Preghiere libere
4
Colletta
4.1 Presentazione della colletta
4.2 Canto durante la colletta: Metti in circolo il tuo amore
5. Eucarestia
5.1 Canone e frazione del pane: Il
Dio che inquieta - pag 3
5.2 Padre nostro
5.3 Scambio di pace
5.4 Preghiera del gruppo: da
Giovanni 13, 34-35
“Io vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni
gli altri. Amatevi come io vi ho amato! Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri.”
5.5 Comunione
5.6 Canto durante la comunione: Ecco
busso – pag 9
6. Comunicazione
6.1 Comunicazioni dei presenti
7 Fine
7.1 Pensiero finale: da
Giovanni 3,7-8
“Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere in
modo nuovo. Il vento soffia dove vuole. Uno lo sente ma
non può dire da dove viene nè dove va. Lo stesso accada con chiunque è nato dallo Spirito.”
7.2 Canto finale: Eppure il vento soffia ancora - pag
18
Riportiamo il testo integrale dell’articolo di Aldo
Maria Valli sul Manifesto dal titolo:“L’altro
papa - Poco telegenico, ma capace di suscitare speranza”
Caro Spirito Santo, tu che illumini le coscienze,
le menti e i cuori, e che hai uno speciale feeling con i cardinali elettori,
per favore mandaci un papa nero, oppure indio, comunque
un papa del sud del mondo. Mandacelo umile e semplice, ma
forte e coraggioso. Un papa che dica sempre “sì, sì, no, no”,
che non giochi con le parole e che sappia ascoltare. Mandacelo dal sud
del mondo perché è lì che Gesù è certamente più
incarnato: nei poveri come lui, nei diseredati, nei più emarginati, in tutti
quelli che sopravvivono con niente, con le briciole che cadono dalla nostra
tavola, e non hanno diritto di cittadinanza in questo nostro villaggio che è globale solo per alcuni mentre per altri è un ghetto
costruito sull’ingiustizia.
Mandacelo vigoroso, capace di conquistare le folle
ma non solo perché ci sono le telecamere. Mandacelo puro di cuore,
infinitamente tenero e dolce con chi ha bisogno della carezza di Gesù, ma all’occorrenza deciso e
intransigente con gli arrivisti, i superbi, i furbi e gli approfittatori
di ogni genere, laici e chierici che siano, come quando Gesù
scacciò i mercanti dal tempio.
Mandaci un papa che non sia
un burocrate e che sappia circondarsi di pastori, non di semplici aiutanti del
principe, sempre pronti a dire sì in pubblico per poi mugugnare nell’ombra e
remare contro. Vorrei che la sua povertà fosse non ostentata ma evidente, e per
questo sarebbe bello se se eliminasse o almeno
riducesse tutti gli orpelli che ancora appesantiscono la sua casa. Ma non
vorrei che lasciasse il Vaticano, questo no, perché la sua casa deve essere ben
riconoscibile, punto di riferimento, motivo di speranza e di consolazione per
tutti quelli che guarderanno a lui, e anche solida difesa da tutti quelli che
eventualmente lo vorranno togliere di mezzo, perché un papa così darà fastidio a molti.
Vorrei che non ci inondasse
di encicliche, documenti, lettere e messaggi vari, perché nella Chiesa già si
scrive troppo, si parla troppo e si ascolta poco. Mandaci un papa che sia disposto a farsi aiutare non da uffici chiusi in se
stessi, mossi soltanto dal desiderio di proteggere e perpetuare i propri
privilegi , ma da chi vive sul campo e ha il contatto vero con la gente. Un
papa attento a tutte le voci che gli arriveranno ma
soprattutto alla voce di chi non ha voce.
Mandacelo tanto intelligente da capire che i
vescovi non sono belle statuine da convocare nel sinodo per ratificare
decisioni prese altrove e scimmiottare la collegialità. Sono pastori da
ascoltare e valorizzare, perché sono loro a contatto col popolo di Dio, con i
problemi, le paure, le sofferenze, i sogni, gli incubi, le speranze e le
illusioni degli uomini e delle donne di questo nostro tempo. Sarebbe bello se il
nuovo papa, questo papa nero o indio, fosse capace di gesti di misericordia e
si dedicasse a unire più che a dividere, a esortare
più che a condannare, a suscitare il bene più che a indicare il male, tagliando
l’erba sotto ai piedi di tutti quelli che si impossessano del nome di Dio per
impiantare tribunali e seminare odio. Mandacelo capace di conciliare il
rinnovamento con la tradizione, non attraverso gli equilibrismi
dell’opportunista ma con la sapienza del profeta. Mandacelo capace di chiedere
ancora perdono e di condannare tutte le guerre e tutti i terrorismi, come ha fatto
il papa polacco e ancora di più, perché la stessa parola guerra sia abolita dal
vocabolario degli uomini e l’idea stessa di violenza provochi in tutti ripulsa e vergogna.
Mandaci un papa colto e profondamente inserito nel
nostro tempo, perché sappia leggere e interpretare i segnali che arrivano da un
mondo tanto contraddittorio. Ma fa’ che non insegua le
analisi dei sociologi e non se ne lasci sgomentare. Nelle sue mani ci sia
sempre il vangelo, perché lì c’è tutto quello che serve e tutto quello che c’è
da sapere.
Mandacelo rispettoso delle altre fedi, mai
altezzoso e rivendicativo, ma anche orgoglioso della propria fede,
sopravvissuta per duemila anni a tanti sconvolgimenti. L’identità, quando è
radicata e sincera, porta al dialogo e al rispetto con le altre identità. E’
l’uomo di poca fede che innalza steccati e usa le parole come pietre. Mandaci
un papa dallo sguardo sereno e buono, perché tutti vedano in lui la possibilità
di incontro e di accoglienza.
Caro spirito Santo, tu che
sei il Paraclito, ovvero
l’avvocato difensore di noi tutti poveri peccatori e il mediatore fra il Cielo
e la nostra terra martoriata, mandaci un papa capace di suscitare speranze e di
mobilitare il bene. Non importa che sia telegenico, e pazienza se non sarà
poliglotta. Se avrà a cuore le sorti dell’uomo, di ogni
uomo, specialmente del più oltraggiato e indifeso, troverà certamente le parole
giuste. E nuovi orizzonti si apriranno alla Chiesa e
al mondo.